Ti è mai capitato di vedere un video sui social che sembra reale ma che ha qualcosa che non va? O leggere un articolo che sembra scritto da una persona ma poi gira intorno al concetto e non dice mai niente di davvero interessante?
Se nel 2025 hai iniziato a vedere ovunque contenuti “tutti uguali”, con titoli esagerati, promesse irrealistiche e creatività plastificata… non è una tua impressione.
Nel 2026 questo fenomeno diventerà ancora più evidente, perché l’AI rende estremamente semplice produrre contenuti in quantità. Il problema è che la quantità non è una strategia.
Ed è qui che entra in scena una parola che descrive benissimo ciò che sta accadendo.
Slop.
Questa guida è pensata per imprenditori e manager di PMI che vogliono fare ai marketing sul serio: non “più contenuti”, ma marketing migliore..
Cos’è “AI slop” (e perché riguarda direttamente il marketing)
“Slop” (letteralmente “sbobba”, “poltiglia”) viene usato per descrivere contenuti generati rapidamente, mediocri, ripetitivi, spesso senza revisione umana, creati per “riempire spazio” e catturare attenzione a basso costo.
Non parliamo solo di testi: anche immagini, video, audio, ads, perfino “brand identity” costruite con template e prompt copiati.
In pratica: slop è output senza intenzione.
E se ne hai visti sempre di più nell’ultimo periodo è perché l’AI ha reso semplice per tutti creare contenuti, spostando il focus da qualità a quantità.
Slop è la parola che Merriam-Webster ha indicato come parola dell’anno 2025, con il significato legato a contenuti digitali di bassa qualità prodotti in massa, spesso con AI.
Nel marketing lo slop è un rischio enorme, perché il contenuto non è decorazione: è uno strumento che deve costruire fiducia, posizionamento e domanda.
Il punto non è “l’AI è cattiva”. Il punto è come viene usata.
Ecco i motivi più comuni per cui lo slop nasce, anche in aziende serie:
Calendari editoriali da riempire, social “da presidiare”, newsletter “da mandare”. L’AI diventa un modo per non rimanere indietro. Ma se produci per inerzia, stai già perdendo.
L’AI è veloce. Ma veloce non significa utile. Se l’output non cambia una decisione, non genera un contatto, non crea preferenza… è rumore.
Se non sai chi vuoi attrarre, quale problema risolvi, perché dovrebbero scegliere te, allora l’AI può solo “riempire”: non può inventarsi il posizionamento.
Aumentano impression e like, ma non cresce il business. Ti sembra di “fare marketing”, ma stai alimentando lo slop.
Questo tema è collegato a un punto cruciale: misurare ciò che conta davvero.
Approfondisci nel blog Come misurare la SEO se sta funzionando: guida pratica per marketing manager
Parliamoci chiaro: lo slop non è solo “contenuto brutto”. È contenuto che ti fa pagare un prezzo.
Quando i contenuti sono generici, ripetitivi o “troppo AI”, il tuo brand appare intercambiabile. E nel B2B essere intercambiabili significa competere solo sul prezzo.
Nel breve periodo puoi aumentare volume e output. Nel medio periodo, la saturazione premia chi:
Lo slop attira traffico sbagliato, oppure attira persone giuste ma le delude. Risultato: meno lead qualificati e meno fiducia nel brand.
Se vuoi capire se stai producendo valore o solo “numeri”, misura i segnali post-clic: tempo, profondità di scroll, pagine per sessione, micro-conversioni.
E se vuoi, qui puoi approfondire come misurare la SEO se sta funzionando.
L’AI in marketing è una leva enorme. Ma funziona in questo modo:
Se manca uno dei primi due, l’AI accelera il problema. Ed è esattamente ciò che rende lo slop così pericoloso: produce tanto, ma non costruisce niente.
Rispondi SÌ o NO.
Se hai più di 2–3 “SÌ”, non significa che “stai sbagliando tutto”.
Significa che serve un sistema prima che il mercato diventi ancora più rumoroso.
Ecco un framework pratico, adatto alle PMI.
Prima domanda: per chi è?
Seconda domanda: a che punto del percorso decisionale si trova?
Terza domanda: cosa deve succedere dopo che legge?
Se non hai risposta, l’AI produrrà testo “carino” ma inutile.
Non serve poesia. Serve chiarezza:
I prompt utili sono quelli che chiedono:
Una revisione fatta bene controlla 4 cose:
Qui torna utile un concetto di comunicazione: parlare la lingua del destinatario.
Per evitare lo slop devi chiudere il loop: pubblicazione → comportamento → conversioni → insight.
Non inseguire metriche di vanità. Parti dai KPI che contano.
Lo slop è il sintomo di un web che si riempie di contenuti “istantanei”. Merriam-Webster lo ha fotografato bene nel 2025 proprio perché riflette una stanchezza culturale verso l’inquinamento digitale.
Per le PMI questo è un vantaggio, se lo capisci in tempo:
Mentre gli altri aumentano volume, tu aumenti qualità, chiarezza e fiducia.
E la fiducia, nel B2B, è la vera valuta
In Unique non usiamo l’AI per “fare più contenuti”.
La usiamo per fare marketing meglio, con un approccio guidato da strategia e misurazione.
In pratica:
Il nostro punto di partenza, quando serve rimettere ordine e costruire un piano solido, è lo SMART Workshop®: perché prima di creare output serve definire direzione, cliente, messaggio, obiettivi.
Se vuoi smettere di inseguire il calendario e iniziare a costruire un sistema che regge anche nel 2026, parliamone.
È contenuto (spesso generato con AI) di bassa qualità, prodotto in massa, che riempie spazio ma non crea valore, fiducia o risultati.
No. L’AI diventa un problema solo quando sostituisce strategia, metodo e revisione. Usata bene, accelera ricerca, struttura e produzione mantenendo qualità.
Se aumentano output e metriche “di visibilità” ma non crescono engagement reale, micro-conversioni e lead, e se i contenuti risultano generici o incoerenti, sei a rischio.
La qualità delle scelte: posizionamento chiaro, contenuti utili, misurazione seria e un uso dell’AI come leva dentro un sistema, non come scorciatoia.